Articolo di Ish Gisella Cannarsa. La divulgazione è permessa solo con l'articolo integro e citate la fonte e la proprietà.
IL TORMENTONE: giusto/non giusto pagare corsi e trattamenti REIKI
La periodica colpevolizzazione del chiedere soldi, per avere un livello Reiki o ricevere trattamenti di questa tecnica, mi spinge a provare a fare un'analisi.
Reiki, pratica energetica di cui il metodo più famoso è del giapponese Usui, che mira a promuovere il benessere fisico, mentale ed emotivo, ha attirato l'attenzione di molte persone in cerca di un equilibrio, nella vita, ma l'idea che tutto ciò che ha una "connessione spirituale" debba essere gratuito, è diventata una narrativa diffusa, spesso ignorando il valore del tempo, dello sforzo e dell'esperienza dell'operatore.
Provo a fare un’analisi delle motivazioni, di questo "puntare il dito", che ritengo determinate da percezioni distorte.
Prima percezione distorta: la visione errata della spiritualità.
Essere una persona spirituale non significa necessariamente rifiutare il denaro o il riconoscimento finanziario. La spiritualità si esprime attraverso l'amore, la compassione e l'aiuto verso gli altri, ma ciò non esclude la possibilità di ricevere un compenso equo per i servizi forniti.
Seconda percezione distorta: ritenere che tutto ciò che ha a che fare con la spiritualità o il benessere dovrebbe essere gratuito e disponibile per tutti.
Un’idea basata sulla convinzione che il benessere spirituale debba essere accessibile a tutti indipendentemente dalla situazione economica. Certamente è una visione intrinsecamente valida, però è importante ricordare che fornire corsi di formazione Reiki o trattamenti richiede tempo, energia e dedizione da parte dell'operatore.
Considerare che tutto questo debba essere offerto gratuitamente potrebbe sminuire il valore di tale impegno.
Terza percezione distorta: ignorare è il tempo che l'operatore dedica a fornire i trattamenti Reiki o a insegnare questa tecnica ad altri.
Ogni sessione di Reiki e ogni corso, anche di gruppo, richiede un'attenzione individuale, poiché è necessario lavorare in modo specifico su ciascuna persona. Questo richiede tempo e impegno.
Un parallelo interessante può essere fatto con il ruolo dei preti e delle figure religiose. Le persone solitamente non colpevolizzano il fatto che i preti siano retribuiti per il loro lavoro spirituale. Anche loro offrono supporto e guida spirituale alle persone, e le loro funzioni sono essenziali per molte comunità. Il fatto che i preti ricevano un compenso (“offerte” non libere, ma di valore precisamente indicato), legato ai sacramenti, mostra come anche nel contesto spirituale ci sia un riconoscimento della necessità di sostegno finanziario.
Inoltre, è importante considerare che il Reiki può essere considerato una professione, come la pranoterapia. Per alcuni, il Reiki è una fonte di sostentamento e un'opportunità di lavoro. È giusto che queste persone ricevano un compenso per il loro tempo e il loro impegno, proprio come in qualsiasi altra professione.
Ma cosa muove questi periodici “flussi di colpevolizzazione”?
- Certamente la delusione di chi stia vivendo un periodo stressante, doloroso, e si ritiene escluso dalla possibilità di partecipare a quanto vorrebbe, per motivi economici.
Qui dovrei aprire una lunga parentesi sul rapporto denaro/energia, sul dare/avere. Ma non lo farò.
Queste persone, in un momento di forte sconforto, possono lamentarsi e ci sono mille leoni da tastiera pronti ad approfittarne, attraendo i più deboli in dibattiti non obiettivi, spesso offensivi.
- Poi c’è chi ha avuto una esperienza negativa, avendo inciampato in un operatore non particolarmente etico.
Purtroppo non abbiamo mai, in nessun ambito, la garanzia di avere a che fare con persone oneste. Ma certe esperienze mettono alla prova la nostra capacità di affidarci, dare fiducia, nonostante tutto, ma nel modo giusto. Negare completamente un certo tipo di esperienza, o continuare a cercarla senza aver modificato le proprie aspettative ed azione , non porta da nessuna parte.
- E a proposito di etica, occorre considerare che esistono sedicenti professionisti che cercano di distinguersi - e attrarre clienti - offrendo “qualcosa di unico o di particolare valore” gratuitamente (o con una offerta libera, accettata anche se irrisoria).
Questa competizione si traduce in disonestà nei confronti dei colleghi, e deontologicamente non è corretta.
Certo fornire i propri servizi gratuitamente, può sembrare un gesto nobile e generoso. Alcuni professionisti potrebbero essere spinti dal desiderio di aiutare le persone, soprattutto se il loro campo di lavoro coinvolge aspetti della salute mentale o del benessere. Ma questa generosità spesso mira semplicemente a guadagnare popolarità, ad acquisire “seguaci”.
Questo crea uno squilibrio nel mercato, in cui i professionisti onesti e dedicati, che cercano di stabilire prezzi equi e sostenibili, sono messi in difficoltà.
E visto che prima si parlava di “spiritualità”, chiediamoci: quanto c’è di spirituale in un comportamento simile?
Sono da tanti, tanti anni in questo settore, e ho visto molti “operatori del benessere” (non solo reiki), offrire trattamenti gratuiti, qualche volta accettando baratti. Poi, quando hanno raccolto un grande pubblico, cominciano a chiedere soldi, con astute motivazioni, anziché ammettere, semplicemente, che non appartengono più al dorato modo della gratuità.
E gli insegnanti che regalano i corsi? Che storia hanno, chi sono, da quanto e come lavorano nel settore? Perché regalano? Quali sono le loro competenze?
Prima di cercare di risparmiare denaro, cercate di avere rispetto della vostra energia (perché c’è una diretta relazione tra questi due flussi).
Sappiate che qualsiasi operatore di Reiki, come qualsiasi insegnante, può regalare, se e quando lo ritiene giusto. Ci sono professionisti che scelgono di offrire tariffe ridotte, sessioni di prova o servizi gratuiti in modo etico e trasparente, a periodi, per esempio.
Ma operatori e insegnanti di Reiki che siano veramente formati, sanno quanto sia impegnativo, a livello karmico, regalare. Quindi è bene, credetemi, onorare ogni contratto (trattamento o corso che sia) con il mezzo più facile che esiste: il denaro.
E qui concludo. Questa periodica colpevolizzazione di chiedere soldi per avere un livello Reiki, o ricevere trattamenti di questa tecnica, è una visione riduttiva del valore di questa pratica e di chi la propone.
Mentre è importante rendere la spiritualità, come il benessere, accessibili a tutti, dobbiamo però riconoscere che fornire corsi di formazione e trattamenti richiede tempo, sforzo e dedizione da parte degli operatori.
- "Gratuità" non è sinonimo di "bontà divina".
- E la spiritualità non esclude la possibilità di ricevere un compenso equo per i servizi forniti.
È importante superare queste percezioni/convinzioni e, come dico sempre, ragionare con la propria testa allargando la propria visione.
Articolo di Ish Gisella Cannarsa. La divulgazione è permessa solo con l'articolo integro e citate la fonte e la proprietà.